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LAMENTO DI ROBOT IMMIGRATO

Franco Piccinini ci illustra una poesia di Mauro Antonio Miglieruolo.

Data di pubblicazione:

Chiovi, chiovi, tempu bruttu,                          

S’è arruggiatu lu custruttu,
Tengu i ggiunte faticate
Pure l’uocchie su malate.
Bruttu freddu Ummiditati
Si potiti m’aiutati…

Datimi nu pocu ‘nduja
Mu m’aggiustu a meduia.

Trase sottu allu pastranu,
Bagna viti chianu chianu,
Arruvina l’ingranagge,
Fa schiantari li manegge.
Plisk… u… u…
Nun pozzu parlari cchiù.
So ffuttute l’amperagge,
Tengu l’uocchie senza ragge…

Viti svitati!
Track… u… crick…
Crack… u… trick…
Manciai nu pocu
i pollu frittu,
Mmo ‘nun camminu
cchiù drittu.
Mi fannu mali i gangali!
Megghiu nu pocu i maiali.

Doia, treia,
Mamma meia.

Crak… ulf…
Track… bulf…

Senza patri,
Bedda matri!

                                                                                                                                             

© 1962 / 2012 – Mauro A. Miglieruolo

«E che Dio abbia pietà di me, dato che i lettori certamente non l’avranno! A vent’anni trovavo spiritoso scrivere “poesie” simili a quella leggibile qui sotto, che impietosamente propongo. Alle soglie dei settanta un po’ meno. La propongo per pura curiosità di sapere cosa ne pensate voi. Sempre che mi riteniate meritevole di farmelo sapere … Il dialetto è calabrese, con qualche licenza di napoletano. Per esempio “uocchie” avrebbe dovuto essere “ojjhi” con la “j” dura, consonante… Ma suonava orribilmente e si sarebbe ancor meno capito. Ho optato per una sorta di melange dialettale» (commento rilasciato nell’anno 2012)

Mauro Antonio Miglieruolo (classe 1942) è romano, ma di origini calabresi. Ha svolto a lungo il compito di Ispettore del Lavoro per conto dell’INAIL e ora si gode una meritata pensione, continuando a scrivere nonostante l’età. I suoi primi brevi racconti umoristici e le tue poesiole uscirono nei primi anni ’60 sulla rubrica “Il marziano in cattedra”, curata da Fruttero & Lucentini in appendice ad Urania. Le ho sempre trovate simpatiche e alcune mi sembrano ancora valide, come quella dall’intonazione vagamente futurista che riporto ora qui. Quando c’è il talento, si vede subito. La maturità arriva dopo, col tempo. Da allora Miglieruolo infatti è diventato uno scrittore molto rispettato e conosciuto nell’ambito del fantastico italiano ed ha al suo attivo vari romanzi, saggi e antologie personali. Ritiene che « la fantascienza sia nativa della letteratura, che costituisca il dato fondativo della letteratura. La fantascienza del Novecento non sarebbe altro dunque che il suo riaffiorare quale tendenza dominante dopo l’eclissi (o bisognerebbe dire appannamento) di cui ha sofferto negli ultimi secoli. Un appannamento concettuale più che fattuale.» Delle sue opere ricordo soprattutto i romanzi distopici di forte impatto “Come Ladro di Notte” e “Memorie di massima sicurezza”, nonché le opere satiriche come “Oniricon”, “Storie alla melanina verde”, “L’uccisore di robot”. Questo pezzo lo propongo ai lettori di oggi perché diventa particolarmente “profetico” se riletto dopo più di cinquant’anni, nell’epoca in cui trionfa la xenofobia e si parla di rimpatri forzati, di sfruttamento del lavoro e d’intelligenza artificiale.


Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato i romanzi “Ritorno a Liberia” (tratto dal suo primo racconto), “Il tempo è come un fiume”, il saggio “Scienza medica e fantasie scientifiche” (finalista al Premio Italia 2012 e vincitore del Premio Vegetti 2018), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Di recente ha pubblicato il saggio “Mondi Sotterranei” per i 700 anni di Dante. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con l’editore Solfanelli e con Delos Digital. E’ un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi:

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